Descrizione |
Tui, Spagna, 1943. La fine è vicina, Lúcia dos Santos ne è convinta. Ventisei anni fa, a Fátima, è stata scelta dalla Madonna per custodire il suo ultimo segreto, con la promessa di portarlo con sé nella tomba. Ma ora Lúcia deve infrangere quel giuramento. Non può più tacere, l'ultima profezia è troppo pericolosa, troppo devastante: se morisse con lei, l'umanità intera sarebbe perduta... Piazza San Pietro, oggi. Un uomo si fa largo tra i fedeli radunati per ammirare la nuova Pietà di Michelangelo, la prima copia dei capolavori che papa Celestino ha messo all'asta per creare un fondo da destinare ai più bisognosi. L'uomo si allontana, disgustato da quel papa debole e sacrilego, profanatore dei tesori di Santa Madre Chiesa. Ma presto la collera del Signore si abbatterà sul mondo... Lisbona, oggi. Mancano dieci giorni alla messa di canonizzazione di suor Lúcia, quando Cal Donovan viene richiamato d'urgenza in Vaticano. Il papa ha ricevuto una lettera anonima in cui gli si intima di dimettersi prima della cerimonia, altrimenti il suo destino sarà segnato. Negli anni, Celestino VI ha dato prova di grande coraggio, sfidando le tradizioni e le frange più conservatrici della curia. Eppure Cal non lo ha mai visto così spaventato. Perché chiunque abbia scritto quelle parole sembra alludere a un mistero che da oltre un secolo minaccia l'esistenza stessa della Chiesa e che potrebbe cambiare per sempre il corso della Storia. E adesso tocca a Cal Donovan scoprirlo, per il bene di tutti noi... COME COMINCIA Aveva piovuto per tutta la notte, una pioggia rossa incessante, sferzata dal vento. Ma la bufera ormai era passata e il cielo era luminoso e terso. Quella mattina era così bella da sembrare la magia di un illusionista. A causa dei venti di scirocco provenienti dal Nordafrica, che avevano caricato le gocce di pioggia di sabbia rossa del Sahara, al loro risveglio i romani avevano trovato la città avvolta da un'afa intollerabile e immersa in un bagliore rosato. In piazza San Pietro, i raggi del sole colpivano il selciato a un'angolazione tale che i sampietrini umidi non erano più blocchi di pietra ma una danza di luce, una coreografia di riflessi scintillanti. Guardando l'obelisco del Vaticano da piazza Pio XII, si aveva l'impressione che turisti e pellegrini camminassero non sul selciato grigio, ma sulla superficie di un mistico mar Rosso luccicante. Un uomo attraversò la piazza col suo solito passo laborioso. Prima il piede destro, poi il ginocchio sinistro sollevato con attenzione, per evitare che il piede si trascinasse a terra. Sulle superfici lisce se la cavava benone, ma l'irregolarità dei sampietrini era una minaccia costante per il suo equilibrio. L'uomo non voleva aiutarsi con un bastone, altrimenti tutti l'avrebbero considerato un disabile. Preferiva studiare il terreno che doveva affrontare e sollevare più o meno il ginocchio, in base alle necessità. Aveva una lunga esperienza; claudicava da molto tempo. Aveva cinque anni e stava giocando accanto al giardiniere, un vecchio con la pelle bruciata dal sole, quando la lama del tosaerba si era spezzata colpendo un sasso e una scheggia seghettata d'acciaio gli era penetrata nella gamba, appena sotto il ginocchio, tranciando il perone e il nervo. Col tempo, l'osso era guarito; il nervo peroneo, invece, no. Una volta tornato a casa dopo la convalescenza in ospedale, il bambino aveva scoperto che il padre aveva licenziato il giardiniere. Al bambino il vecchio piaceva, quindi aveva protestato, ma inutilmente: il capro espiatorio era stato scelto. Il padre gli aveva pure mostrato il sasso incriminato e il bambino lo aveva riconosciuto per via della forma e del colore: una specie di piramide nera. Era stato lui a trovarlo in un'aiuola e lo aveva usato per schiacciare i soldatini, finché non l'aveva perso nell'erba alta. Il bambino aveva pensato di dire al padre che era sua la colpa, non del giardiniere, ma aveva paura che a quel punto avrebbero mandato via anche lui. |